Censura: controllo esercitato dall’autorità pubblica su mezzi d’informazione, testi scritti, spettacoli ecc., al fine di accertare che non contengano elementi ritenuti pericolosi per l’ordine costituito, offensivi per la religione o contrari alla morale: censura repressiva; un film tagliato dalla censura | ufficio dei funzionari addetti a questo controllo (definizione presa da Garzanti linguistica).
Negli ultimi giorni, il tentativo di censura dei vertici di Rai 3 ai danni di Fedez è al centro del dibattito mediatico in Italia e non solo. Ma la censura denunciata dal rapper non è l’unico caso che vede protagonista la televisione pubblica italiana.
La prima vittima dichiarata della censura fu il regista Ugo Gregoretti negli anni ’60. Gregoretti era l’ideatore della trasmissione televisiva Controfagotto (Sguardi sul costume come sottotitolo), una sorta di rubrica sulla cronaca della provincia italiana, realizzata in stile documentaristico. Due servizi, in particolare, attirarono l’ira della censura: il primo fu quello a tema raccomandazione con protagonista un onorevole che deteneva il record di persone raccomandate; il secondo quello che parlava degli immigrati italiani in Argentina, che erano partiti come operai specializzati per poi ritrovarsi a fare i mestieri più improbabili (prestigiatore o, in alcuni casi, malavitoso). Quel servizio non fu mai trasmesso e della pellicola si persero tutte le tracce.
Nel 1962 fu il turno di Dario Fo. Il drammaturgo e premio Nobel fu chiamato nel 1962 a condurre Canzonissima insieme a Franca Rame. L’attore milanese, da sempre sensibile al tema della sicurezza sul lavoro, scrisse un pezzo su un costruttore edile che si rifiutava di dotare di misure di sicurezza la sua azienda. Lo sketch di Fo, ovviamente, non piacque ai vertici della Rai con conseguente abbandono della conduzione della coppia.
Ecco lo sketch “incriminato”:
IMPIEGATO Ecco il preventivo delle strutture di protezione per gli operai. Sono sei milioni compresa la rete. Facciamo l’ordinazione?
INGEGNERE L’ordinazione di sei milioni, ma dico siamo rinscemiti. Ma come io sto qui che ho una faccia un po’ giù che avrei bisogno di riposarmi per far funzionare ’sta baracca… e tu mi vuoi far buttar via sei milioni. Per chi poi? Ma dico, da quando in qua si usano i poggiamano, le balaustre?
IMPIEGATO Ma veramente le altre imprese…
INGEGNERE Le altre imprese, le altre imprese. Basta con ’ste ciance.
IMPIEGATO Allora non se ne fa niente… nemmeno della rete?
INGEGNERE La rete? Ma uè, e che, siamo al circo equestre… con la rete e senza rete? Ma cosa vuoi che ci metta, anche la banda, il trapezio e le ballerine sul filo? Così, tanto per fare un po’ di scena? Ma basta, andiamo! Siamo seri.
RAGAZZA Antonio io sono ancora qui.
INGEGNERE Bel stellin… Guarda lei. Scusa di prima sai… ma ecco è stato un momento di debolezza. Ma adesso guardami, sono ritornato un uomo. Vieni vieni che ti porto dal ciafferaio.
RAGAZZA Da chi?
INGEGNERE Dal gioielliere a riprenderti un bell’anellino e che crepi la miseria… per la miseria.
RAGAZZA Oh caro!
INGEGNERE Ehi, fai avvertire gli operai che il primo che casca gli spacco il muso.
Il 1971 è l’anno della prima apparizione al Festival di Sanremo di Lucio Dalla che si presentò sul palco con la canzone 4/3/1943. Non tutti sanno che, inizialmente, il brano doveva essere intitolato Gesù Bambino e, per questo motivo, fu considerato blasfemo. Alla canzone fu modificato il titolo e anche alcune parti del testo (la frase “Io sono Gesù Bambino” diventò “Mi chiamo Gesù Bambino”).
I nuovi mostri è un film ad episodi del 1977, diretto da Mario Monicelli, Ettore Scola e Dino Risi. Il film è una sorta di epilogo della commedia all’italiana e, nel 1979, fu anche candidato agli Oscar come miglior film straniero. Il film è composto da 14 episodi, ma non è mai stato realmente chiaro del perché furono censurati o tagliati dalla Rai ben 5 episodi. In seguito sono stati recuperati altri 3 episodi, ma gli ultimi 2, Il Sospetto e Sequestro di persona cara (entrambi diretti da Scola), sono andati dispersi.
Nel 1961 ci fu un altro caso eclatante di censura, ma questa volta stiamo parlando di censura del corpo: le gemelle Kessler, nella trasmissione Giardino d’inverno, furono costrette, insieme a tutto il corpo di ballo, ad indossare delle calze a maglia nera per nascondere le loro iconiche gambe, ritenute troppo “scoperte” dai dirigenti Rai dell’epoca.
Il 1971 è l’anno di uscita nelle sale cinematografiche di uno dei capolavori di Pier Paolo Pasolini: Decameron. Il film era stato premiato a Berlino con l’Orso d’argento e in Italia, l’uscita del film, aveva suscitato molte polemiche.
Erano anche gli anni di una famosa trasmissione di Enzo Biagi, Terza B: facciamo l’appello, dove alcuni personaggi famosi, a loro insaputa, incontravano ex compagni di classe o amici dell’adolescenza. Il protagonista di una delle puntate fu proprio Pasolini, insieme ad alcuni compagni di classe del liceo Galvani di Bologna. Ne uscì fuori un’intervista storica sia per i contenuti che per le parole profetiche di Pasolini sul tema censura nella televisione.
La puntata non è mai stata mandata in onda, censurata, fino al 1975, anno dell’omicidio del poeta, regista, intellettuale, scrittore, pensatore all’Idroscalo.
Spesso, sempre, politica e censura vanno di pari passo. Il 18 aprile 2002 è la data del cosiddetto editto bulgaro, dove l’allora Presidente del Consiglio silvio berlusconi (le minuscole sono volute), durante una conferenza stampa a Sofia, in Bulgaria, “denunciò” l’uso criminoso della tv pubblica da parte dei giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi affermando che sarebbe stato “un preciso dovere della nuova dirigenza” Rai non permettere più il ripetersi di tali eventi. I tre furono eliminati dai palinsesti televisivi.
Solo alcuni anno dopo Biagi e Santoro fecero ritorno in tv. Luttazzi lo stiamo ancora aspettando.
Quelli che avete letto non sono gli unici casi di censura: la storia televisiva (e non solo) italiana ne è ricca, come Tognazzi e Vianello fatti fuori nel 1959 con la trasmissione Un due tre, gli Equipe 84 con la canzone Prima di cominciare, dove la performance faccia a faccia dei due frontmen fu ritenuta un’esibizione gay e quindi da censurare, Mina che fu cacciata nel 1963 solo perché rimasta incinta senza essere sposata, l’esibizione oscurata di Elio e le storie tese al concerto del 1 maggio nel 1991 per aver cantato “Andreotti è stato giudicato dalla Corte inquisitoria per un caso di depistaggio, il caso è stato archiviato come altri 410 su 411″…
Una volta Carmelo Bene disse che l’osceno era tutto ciò che era fuori scena, che non si poteva mostrare e doveva rimanere nascosto al pubblico. Non sappiamo se fosse consapevole o meno che la sua definizione non aveva fondamento nella storia dell’etimologia di questa parola, ma sentiamo molto affine la necessità di inventare le parole e le loro definizioni per descrivere qualcosa che ancora non ha nome.
E se questa lista è degli osceni, divertiamolo tutti.
Un po’ di oscenità apre la mente e rinfranca lo spirito.
Vi lasciamo con le parole di Pasolini. Buona visione e soprattutto buon ascolto.